Una attenta gestione ed una maggiore consapevolezza sull’uso ed i consumi della risorsa idrica sono fattori fondamentali di crescita, competitività e sviluppo sostenibile sul piano della transizione ecologica.
Le ricerche condotte da Osservatori nazionali e internazionali hanno messo in evidenza, alcune importanti criticità:
l’eccesivo prelievo di acqua dalle fonti. Spesso l’acqua potabile viene utilizzata per scopi che non lo richiederebbero.
una rete infrastrutturale vecchia e poco efficiente, scarsamente digitalizzata. In Italia, il 47,6% dell’acqua prelevata viene dispersa nella rete o non viene contabilizzata. limitato livello di investimenti: l’Italia investe 46 euro per abitante all’anno nel Servizio Idrico Integrato, poco più della metà della media europea (82 Euro).
elevata frammentazione del settore. Il servizio idrico integrato è prevalentemente composto da gestori comunali o da piccole imprese che penalizzano la gestione ottimale della filiera idrica.
Prelievi ad uso potabile (mc/ab)
Ad Oggi l’Italia si posiziona come uno dei Paesi più idrovori d’Europa, sia a livello assoluto con oltre 9 miliardi di m3 di acqua prelevata ogni anno per uso civile (1° Paese dell’Unione Europea), sia in termini relativi sulla popolazione (2° Paese dell’Unione Europea).
Consumo pro-capite al giorno per abitante
Il Paese è in vetta alla classifica dei consumi idrici a livello domestico: 220 litri per abitante al giorno, contro una media europea di 165 litri ab/g.
Obsolescenza infrastrutture idriche
Investimento medio pro-capite nel Servizio Idrico Integrato
Le carenze infrastrutturali sono dovute anche ad un limitato livello di investimenti: l’Italia investe 46 Euro per abitante all’anno nel Servizio Idrico Integrato, poco più della metà della media europea (82 Euro).
Tipologie di affidamento del Servizio Idrico Integrato in Italia
L’assetto di governance in economia presenta oggi le maggiori carenze in termini gestionali e di performance, con un tasso di investimento di 8 Euro per abitante, circa 6 volte meno rispetto alla media italiana.
Se si considera l’evoluzione degli investimenti italiani nel settore negli ultimi anni, emerge comunque un trend positivo grazie all’operato di ARERA (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente): +47% nel periodo 2012-2019.